museum of zolfara
4A地址: 暂无
开放时间: 暂无
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景点点评
E' un museo ben fatto, ricco di informazioni e diorami che ricostruiscono con efficacia il paese di qualche decennio fa e le miniere circostanti. Presenti reperti e documenti originaliIl visitatore è accompagnato da guide competenti e c'è il supporto di esaurienti didascalie. Particolarmente belle le canzoni che fanno da colonna sonora alla visita.La visita non stanca perchè il museo non è grandissimo ma ogni elemento presente è molto interessante.Da visitare.
Un percorso eccezionale sulle orme di Ciàula. "Ciàula scopre la Luna" la novella di L. Pirandello è una grande pagina di poesia che commuove sempre il lettore e che fa da base alla visita del museo della zolfara di Montedoro. Il visitatore viene accompagnato alla discenderia della vecchia zolfara di fine '800, poi passa all'interno del museo ricco di testimonianze etnostoriche con i suoi plastici che fanno rivivere la storia dei "carusi" di miniera. A seguire, attraverso il parco ricco di piante che hanno nutrito e curato i "carusi", si arriva all'osservatorio astronomico e al planetario dove, oltre la Luna, si possono osservare altri corpi celesti e all'interno del planetario per fare un viaggio attraverso l'Universo.
A metà di una collina, all’ingresso del paese, si trova questo museo sulla storia della zolfara in Sicilia, ed in particolare nella provincia di Caltanissetta. Prima di entrare vi consigliamo di gustarvi il bellissimo paesaggio che è possibile vedere dal museo, ma non solo soffermatevi anche sulle sculture disseminate all’esterno (troverete anche Pirandello e Sciascia). Una volta entrati, grazie alla presenza di minuziose ricostruzione è possibile tuffarsi nella Sicilia di 100 anni fa e rendersi conto delle dure condizioni di lavoro nella zolfara. Se non si è ancora soddisfatti, la gentile guida, Davide, vi accompagnerà in una discenderia.
La visita al museo della zolfara è stato l'antipasto di una piacevolissimo pomeriggio seguito dalla visita al vicino planetario e da un'occhiata ai corpi celesti all'osservatorio astronomico e, perché no, da una pizza alle "cupolette rosse".Tutto seguito dalla passione di due guide molto capaci e cortesi.In particolare, la visita al museo è un'immersione in un mondo di vessazioni e soprusi ai minatori, anche 'carusi' cioè bambini, che lavoravano in condizioni estreme.Decisamente consigliata.
Il museo racchiude diverse testimonianze importanti del passato mineralogico siciliano e in particolare delle sue tradizioni di Caltanissetta.
E' la seconda volta che visito il museo della zolfara di Montedoro. Premetto che un sottile filo della memoria mi lega a questo paesino: mio padre vi era nato nel lontano 1896, e ne parlava sempre con rispetto e nostalgia, pur essendovi vissuto pochissimo. Circostanze della vita mi hanno portato ad abitare a Caltanissetta, e quindi poter frequentare i luoghi della mia famiglia d'origine. Ero stato già circa 6 mesi fa, e avevo apprezzato le appassionate spiegazioni di un professore - peraltro Sindaco dello stesso comune - che ci aveva illustrato il museo. Ci torno nella notte di San Lorenzo; spero di vedere dal vicino osservatorio le stelle cadenti. Ci accoglie un simpatico architetto, che si è riciclato in guida, astronomo dilettante, mentore dei numerosi visitatori che affollano il sito, specie in queste giornate estive. Il Museo è un percorso nella vita e negli aspetti sociologici del periodo che va dalla metà dell'800 alla metà del 900, quando Montedoro come tutta la Sicilia viveva e prosperava sullo zolfo. La vita dei "carusi" è descritta in foto, testimonianze letterarie, brevi filmati, ricostruzioni di siti e tutto quello che può far rivivere il periodo, caratterizzato da durissimo lavoro, ancestrali usi che rasentano la schiavitù ( il "soccorso morto" era una forma di prestito alla famiglia del "caruso" che veniva assegnato a un picconiere e dal quale poteva affrancarsi restituendolo ) , tecniche estrattive in cui la manualità era la primigenia tecnologia, via via affiancata dai primi macchinari, descrizioni di vita quotidiana in abitazioni fatiscenti, Malgrado ciò, una forma di "ascensore sociale" era possibile, e i più capaci carusi scalavano le posizioni gerarchiche raggiungendo i gradi di muratori e picconieri, i più capaci "aditori" ( operai addetti all'apertura dei fori da cui lo zolfo fuso fuoriusciva negli stampi ). tutto ciò si tocca con mano e l'appassionata descrizione dell'architetto lo rende quasi vivo. Completa la visita una puntatina all'inizio della discenderia della miniera; un cunicolo stretto, che si allarga in una voragine piuttosto accentuata da cui - forse - risalivano i carusi con le gerle colme di minerale grezzo, da fondere nel forni "Gill", visitabili; questi ultimi recano tracce delle fusioni sotto forma di sedimenti o deposito ( il così detto " ginisi" o "ristuccia", utilizzato - più correttamente saccheggiato - fino a poco tempo fa per fare i sottostrati delle strade, poi asfaltate. La visita è emozionante, il resto lo fa la passione, l'impegno, la dedizione di un gruppo di giovani che vuole ridare vita ( turistica ) a ciò che per un secolo è stato fonte di vita e lavoro per 3 provincie siciliane. La deviazione per Montedoro è assolutamente consigliata al viaggiatore curioso e interessato, anche perché - con rara lungimiranza - il museo viene aperto su richiesta anche di una sola persona, rivolgendosi al proprietario del vicino ristorante Le Cupolette Rosse. Merita veramente che queste iniziative siano conosciute e apprezzate!
Veramente interessante la visita al museo che, grazie alla guida competente, ho avuto modo di visitare. La realtà durissima nella quale lavoravano fino agli anni 30 i carusi l'avevo appresa solo attraverso le letture. Nel Museo si tocca con mano la dura vita dei minatori che hanno coltivato la miniera fino agli anni'50. A poca distanza dal museo la competente guida mi ha fatto visitare un forno in cui si estraeva lo zolfo e l'ingresso alla miniera.